La Depressione, più di una malattia.

März 19, 2018

La depressione è una malattia grave, in determinati casi persistono potenzialmente letali, e richiede un trattamento specialistico.

Le principali caratteristiche della depressione sono il malumore o la sensazione di vuoto interiore, l’esaurimento (burnout), il sovraffaticamento (Überforderung), gli stati ansiosi, l’agitazione interna, i disturbi del pensiero e del sonno.

I depressi non sanno più gioire della vita e hanno spesso grosse difficoltà a prendere decisioni anche semplici.

Le depressioni sono spesso accompagnate da disturbi fisici persistenti, come dolori gastrointestinali, mal di testa o mal di schiena. In molti pazienti sintomi sono molto forti.

Tra i segni importanti di una depressione possono esservi anche sensi di colpa ingiustificati o senza motivi spiegabili.

Come tutti gli ammalati gravi, anche i depressi hanno bisogno di comprensione e sostegno da parte del proprio ambiente.

La depressione è caratterizzata da un disturbo del metabolismo neuronale nel cervello. La concentrazione dei neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina, dopamina) non è equilibrata.

La causa è per lo più una sovrattivazione prolungata del sistema ormonale dello stress. Questa iperattività può, se non curata, causare anche malattie secondarie come ipertensione, infarto cardiaco, ictus, diabete, osteoporosi e demenza.

Per questo è molto importante una terapia scrupolosa e di lunga durata.

Le depressioni sono la causa principale dell’incapacità al lavoro e del pensionamento anticipato, d’invalidità.

Nella depressione sono compromesse, oltre alle regioni cerebrali responsabili di sentimenti ed emozioni, anche quelle preposte all’attenzione e alla concentrazione, alla memoria, al ritmo mentale e alle cosiddette funzioni esecutive ed eseguire azioni, il multi-tasking o il calcolo mentale.

Una depressione è considerata guarita solo quando questi sintomi sono scomparsi o chiaramente migliorati.

Le cause di una depressione possono essere molteplici, e una forma di depressione non è uguale all’altra. Dietro a questa diagnosi possono infatti nascondersi numerosi sintomi psichici e fisici, cause e percorsi della malattia.

Le conoscenze della neurobiologia possono aiutare a definire diversi gruppi di pazienti e a spianare la strada verso una medicina personalizzata.

Medicina personalizzata significa utilizzare le capacità e le condizioni fisiche individuali per ottimizzare il trattamento e poterlo così adattare al singolo paziente.

Le depressioni sono curabili. Per il trattamento sono disponibili diverse forme sperimentale di psicoterapia, moderni medicamenti antidepressivi, tecniche di superamento dello stress, tecniche di rilassamento e approcci integrativi di medicina complementare (ad es. la fitoterapia o l’agopuntura).

I moderni antidepressivi non hanno praticamente effetti collaterali, non creano dipendenza, non alterano la personalità.

Gli antidepressivi non hanno effetto immediato. I primi miglioramenti si manifestano solo dopo giorni o settimane.

Quando sono necessari, è molto importante assumere i medicamenti seguendo scrupolosamente la prescrizione medica e con regolarità.

Le depressioni ricorrenti possono essere prevenute con le opportune cure. Questo è molto importante, perché con ciascun nuovo episodio della malattia aumenta il rischio di un successivo episodio.

In caso rischio di suicidio è una emergenza, tale rischio può essere tuttavia riconosciuto in tempo.

Le persone con tendenza suicide hanno bisogno il più rapidamente possibile del trattamento medico.

La depressione è una malattia potenzialmente cronica e sistemica.

Tutto questo sottolinea la grande importanza di una terapia precoce, scrupolosa e di lunga durata.

Cosa si intende per depressione?

La depressione è una malattia frequente e importante.

10-20% della popolazione è colpita di depressione.

La depressione è cara: i costi complessivi della depressione, ossia quelli diretti (ad es. i costi del trattamento) e quelli indiretti (ad es. per incapacità al lavoro) sono costate nel 2009 in Svizzera quasi 10 miliardi di franchi (fonte: Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Zurigo.

Sintomi della depressione

Un episodio depressivo può manifestarsi nel quadro di una cosiddetta malattia unipolare o bipolare.

Se si manifestano solo episodi depressivi, si parla allora di depressione unipolare.

Alcuni pazienti soffrono tuttavia non solo di episodi depressivi ma anche, in modo differito, di episodi maniacali.

Gli episodi maniacali sono caratterizzati da un dinamismo incontenibile, un umore per lo più molto gioioso, un bisogno di sonno assente, idee di grandezza, spesso anche frenesia degli acquisti.

In questi casi si parla di malattia affettiva bipolare.

La depressione unipolare può in seguito trasformarsi in una forma di malattia bipolare con fasi maniacali: i risultati del famoso studio di coorte die Zurigo mostrano che ogni anno in media l’1% delle depressioni unipolare diventano bipolari.

La depressione può presentare molteplici sintomi ed avere un diverso grado di severità.

I disturbi tipici mostrano una considerevole variazione individuale.

Secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità un episodio depressivo è caratterizzato da un malumore che dura per un periodo di almeno due settimana.

A questo si accompagna una perdita di capacità di concentrazione e capacità produttiva in generale.

Si manifestano inoltre i caratteristici sintomi fisico-vegetativi come disturbi del sonno, perdita di appetito e di peso nonché una fissazione mentale sulla situazione percepita senza via d’uscita.

Questo può portare a pensieri di morte e intenzioni suicide concrete.

Il pensiero è rallentato e ruota per lo più intorno a un unico tema, di regola intorno a come le cose vadano male, come la situazione attuale sia senza prospettive e come il futuro appaia senza speranza.

Disturbi di depressione

  • Disturbi motori: Rallentamento, agitazione
  • Cambiamenti dell’umore: Infelicità, Nervosismo, vuoto interiore, sensi di colpa, disperazione, suicidalità
  • Disturbi vegetativi: Mancanza di energia, di slancio, di appetito, di sogno, di libido,alterazioni di polso, di sudore (traspirazione)
  • Disturbi cognitivi: Disturbi del pensiero e dell’elaborazione delle informazioni
    Mancanza di concentrazione, di traspirazione (Aufmerksamkeit), memoria breve, inibizione del pensiero, pianificazione ed esecuzione di azioni.
  • Conseguenze: ictus, infarto cardiaco, adiposità viscerale, osteoporosi, diabete, demenza.

Possibili segnali precoci di depressione

  • Agitazione, tensione, impazienza, leggera irritabilità
  • Sensibilità ai rumori
  • Disturbi del sonno, difficoltà ad alzarsi al mattino
  • Forte stanchezza, esaurimento, sensazione di sovraffaticamento e sforzo
  • Malessere fisico generale, mal di testa
  • Perdita dell’appetito, o appetito eccessivo
  • Difficoltà di memoria
  • Difficoltà di concentrazione
  • Trascuratezza dell’aspetto esteriore e dell’igiene personale
  • Difficoltà nelle decisioni quotidiane
  • Calo di prestazioni nell’ambito professionale
  • Ripiegamento sociale.
  • Livello di attività in calo
  • Apatia
  • Scarsa gioia di vivere
  • Ansia
  • Sensazione di vuoto interiore, sensazione di insensibilità
  • Rimuginio (almanaccare), circolo vizioso di pensieri
  • Preoccupazioni per il futuro
  • Dubbio interiore, calo della fiducia in se stessi
  • Nausea della vita, pensieri di morte

Criteri della depressione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-10)

  • Umore depresso
  • Perdita d’interesse e/o infelicità anche di fronte ed eventi altrimenti belli
  • Dinamismo ridotto, assenza di slancio, aumentata facilità a stancarsi, esaurimento (burnout)
  • Ansia, agitazione interna
  • Ridotta capacità di concentrazione e attenzione
  • Assenza di fiducia in se stessi e autostima, sentimenti di inutilità
  • Forte insicurezza nel prendere decisioni
  • Circolo vizioso di pensieri, tendenza al rimugino
  • Prospettive per il futuro negative, disperazione, pessimismo
  • Forti sensi di colpa, rimproveri a se stessi
  • Disturbi persistenti del sonno
  • Ridotto appetito, perdita di peso
  • Perdita della libido, ossia ridotto interesse alla sessualità
  • Disperazione profonda, pensieri di morte, pensieri suicidi, azioni suicide

Questi sintomi devono essere presenti da almeno due settimane

Curabilità dei singoli sintomi

I diversi sintomi della depressione migliorano con diversa rapidità.

Spesso con le opportune cure mediche i disturbi del sonno spariscono rapidamente, dopo pochi giorni, mentre per un miglioramento dell’umore o dei sintomi fisici è spesso necessario un periodo di tempo sensibilmente maggiore.

La terapia di queste limitazioni cognitive richiede molta pazienza.

Esse possono essere ancora presenti, almeno parzialmente, per mesi e persino anni dal miglioramento degli altri sintomi, e limitare spesso pesantemente i pazienti.

In questi casi non si può quindi parlare di guarigione o convalescenza, e la terapia deve proseguire in modo coerente e adeguato ai sintomi individuali.

Disturbi del sonno

I disturbi del sonno possono essere la difficoltà ad addormentarsi, i disturbi da interruzione del sonno con ripetuti risvegli o risvegli che avvengono troppo presto.

Il sonno è percepito come insufficiente, non ristoratore e molto superficiale.

L’architettura del sonno è disturbata della depressione.

In condizioni sane si distingue una fase di addormentamento, una fase di sonno leggero, una fase di sonno medio-profondo e una fase di sonno profondo.

A queste si aggiunge la cosiddetta fase REM del sonno, nella quale prevalentemente si sogna.

Queste cinque fasi vengono ripetute in successione ordinata da tre a quattro volte a notte.

La medicina del sonno sa oggi che la successione indisturbate di queste diverse fasi del sonno è necessaria affinché il sonno abbia un effetto rigenerante sul corpo e sulla mente.

Se manca il sonno profondo o mancano i sogni o se le fasi non si susseguano nel modo giusto, anche un sonno lungo può essere del tutto privo di riposo percettibile: è il caso della depressione.

Gli antidepressivi ristabiliscono qui la normale e sana architettura del sonno.

Limitazioni cognitive: Memoria, attenzione e concentrazione

Nella depressione sono compromesse, oltre alle regioni cerebrali responsabili di sentimenti ed emozioni, anche quelle preposte all’attenzione e alla concentrazione, alla memoria, ossia la capacità di apprendere e ricordare, al ritmo mentale e alle cosiddette funzioni esecutive.

Queste ultime riguardano capacità come pianificare ed eseguire azioni, il multi-tasking o il calcalo mentale, fare i calcoli.

Si arriva spesso a rimandare troppo le cose da fare, la cosiddetta procrastinazione (pro: a, cras: domani)

Succede di frequente che anche semplici azioni che normalmente eseguiamo senza pensarci, come leggere o ascoltare le notizie, messaggi, risultino estremamente difficili o addirittura impossibili.

Si manifesta spesso anche un’aumentata affaticabilità mentale: le attività mentali vengono cioè sentite come troppo faticose.

Nella metà circa dei casi questi deficit in parte gravi si rivelano anche dopo l’episodio acuto della malattia, ossia dopo la regressione dei veri e propri sintomi tipici della depressione. Ad esempio umore depresso, tristezza, disturbi del sonno.

Questo non solo complica il trattamento psicoterapeutico, ma svolge anche un ruolo importante nella persistente limitazione delle funzionalità sociali e professionali e della qualità della vita.

La diagnosi accurata dei deficit, all’inizio e durante il trattamento, riveste quindi un’elevata importanza per la pianificazione personalizzata degli interventi neuropsicologici, comportamentali ed ergoterapeutici per il miglioramento delle capacità cognitive.

Forme particolari di depressione

In base ai sintomi in evidenza, possiamo distinguere diverse forme particolari di depressione.

Una delle più importanti tra queste è la cosiddetta depressione larvata o mascherata. Qui spiccano sintomi fisici, disturbi vegetativi e disturbi degli organi.

Un’altra forma minore, la depressione malinconica, è caratterizzata da marcata pesantezza al mattino, perdita di peso, infelicità, perdita della libido e perdita d’interesse.

Termini prima comuni come “depressione endogena”, “depressione nevrotica” e “depressione reattiva” sono ormai sorpassati e non vengono quasi più utilizzati, avendo l’odierna ricerca confutato i precedenti concetti sull’origine della malattia.

In alcune persone la depressione può presentarsi anche in modo del tutto diverso.

Invece che sentirsi abbattuti o tristi, si reagisce con irritazione, aggressività, rabbia o aumento consumo di alcool.

È possibile anche che si pratichi con esagerazione uno sport.

I pazienti sin sentono stressati e sfiniti.

Gli uomini vengono più spesso colpiti da questo tipo di sintomi.
I disturbi fisici possono essere totalmente evidenza da rendere difficile il riconoscimento dei sottostanti disturbi mentali.

  • Mal di testa
  • Vertigini
  • Stordimento (Benommenheit)
  • Acufene (Tinnitus)
  • Disturbi dentali:
    causati da bruxismo notturno,
    contrattura della muscolatura masticatoria,
    alterazioni della mucosa orale,
    dolori a contatto di alimenti acidi
  • Dolori muscolari
  • Mal di schiena e dolori cervicali
  • Disturbi respiratori come senso di costrizione, di oppressione
  • Disturbi cariaci come palpitazione, tachicardia
  • Traspirazione, sudore
  • Disturbi gastrointestinali come:
    nausea, diarrea, o costipazione,
    senso di sazietà o di fame,
    stomaco irritabile, intestino irritabile con dolori
  • Disturbi del ciclo delle donne
  • Insomma non sentirsi a suo agio

Sindrome del burnout

La cosiddetta sindrome del burnout indica una depressione da esaurimento (o la relativa fase iniziale) che insorge a causa di uno stress prolungato da lavoro.

Le donne sono spesso esposte in più allo stress del lavoro in casa e della cura della famiglia, per cui anche le sole faccende domestiche rappresentano uno stress.

La sindrome del burnout è caratterizzata da perdita di energia, ridotta capacità produttiva, indifferenza, cinismo e svogliatezza in presenza di un impegno precedente molto elevato, spesso durato anni, e prestazioni superiori alla media.

Spesso dopo avere accumulato anni di stress, basta un fattore scatenante anche minimo (ad esempio il cambiamento del posto di lavoro), per far esplodere la malattia.

Sono spesso presenti disturbi fisici non chiari, come un’aumentata traspirazione, vertigini, mal di testa, problemi gastrointestinali e dolori muscolari.

Anche in questo caso, inoltre, si manifestano molto spesso problemi del sonno.

La sindrome del burnout può svilupparsi fino ad arrivare ad una depressione grave.

Aspettative sempre maggiori nei confronti dei lavoratori, pressione in forte aumento nel luogo di lavoro e scarso riconoscimento hanno portato a un aumento di questa condizione di esaurimento.

Le Condizioni di lavoro cambiate nell’epoca della globalizzazione, la costante disponibilità per e-mail, cellulare oppure smartphone, impongono nuove sollecitazioni alla salute e richiedono un corretto rapporto con lo stress da lavoro.

 

Depressione in età avanzata

I Pazienti più anziani nascondono frequentemente i sintomi depressivi e si lamentano maggiormente di alte malattie fisiche.

Dolori non chiari possono essere ad esempio spesso espressione di una depressione sottostante.

La depressione dell’anziano può manifestarsi o essere favorita anche nel quadro di un’alimentazione deficitaria o malnutrizione o per un’insufficiente assunzione di liquidi.

Anche nell’anziano, uno stile di vita attivo con regolare attività fisica è un provato fattore di protezione.

I disturbi cognitivi curati in modo inadeguato e permanenti sono, proprio in età avanzata, un fattore di rischio per la successiva insorgenza di demenza.

Con la depressione raddoppia generalmente la probabilità di ammalarsi di Parkinson o di Alzheimer.

 

Depressione post-partum

Le settimane successive al parto (periodo post-partum) rappresentano per la donna il periodo con il più alto rischio di svilupparsi una malattia psichica (depressione post-partum).

Gli episodi depressivi dopo il parto si manifestano nel 10-15% circa delle donne e iniziano per lo più nella prima o seconda settimana.

Spesso il decorso è lento per settimane o mesi.

Il quadro clinico non si distingue da un tipico episodio depressivo in altri periodi della vita.

La fase post-partum è tuttavia caratterizzata da alterazioni ormonali rapide e marcate. Durante le prime 48 ore successive al parto si ha un evidente calo degli ormoni progesterone, estrogeno, cortisolo e tiroxina.

Non è ancora chiaro tuttavia perché queste alterazioni ormonali conducano in alcune donne alla malattia.

Della depressione post-partum va distinta la molto più frequente cosiddetta “sindrome del terzo giorno” (o anche “baby blues” in tedesco “Heultage”). Questa inizia durante la prima settimana dopo il parto, normalmente però non prima del terzo giorno, e dura solo da poche ore a giorni. Si manifesta nel 50% circa delle puerpere e non possiede alcun valore di malattia.

 

Depressione stagionale (depressione invernale)

Le buie e nebbiose giornate invernali possono peggiorare l’umore.

Questo può condurre, nel caso della cosiddetta depressione stagionale o depressione invernale, in casi isolati, ad una malattia grave e persino pericolosa per la vita.

La causa è la ridotta incidenza stagionale della luce attraverso l’occhio.

L’eccitazione elettrica cosi assente porta, nelle persone predisposte, a un disturbo del metabolismo cerebrale, dando quindi origine a una depressione.

Depressione maschile (“male depression”, “männliche Depression”)

Nelle sue diverse manifestazioni la depressione passa piuttosto inosservata negli uomini, perché si presenta in maniera diversa che nelle donne.

I sintomi che si manifestano piuttosto negli uomini possono esser nervosismo, aggressività, aumento comportamento legato al rischio e alla dipendenza, come un aumento del consumo di alcool, uno sport eccessivo e pericoloso o un comportamento rischioso alla guida.

Anche il ripiegamento sociale e lo scarso ricorso alle possibilità di aiuto o la mancata ricerca di aiuto medico sono più frequenti negli uomini.

La depressione viene riconosciuta a volte solo dopo una lunga sofferenza.

Ognuno reagisce in modo diverso, tuttavia è un bene quando la sofferenza è riconosciuta.

Solo così possono essere introdotte le giuste cure.

Una diagnosi corretta è quindi il primo passo per la riuscita del trattamento.

Depressione: una malattia pericolosa

La depressione è una malattia grave, in determinati casi persino pericolosa per la vita.

Se non curata, essa può essere mortale.

Nelle persone fino a 40 anni, la morte per suicidio causata da depressione rappresenta la seconda causa più frequente di morte, dopo la morte per incidente.

15% di tutti i pazienti con gravi episodi depressivi commette suicidio.

Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, più di 1400 persone si tolgono la vita ogni anno in Svizzera, ma il numero effettivo dei suicidi è sicuramente molto maggiore (dati non rivelati delle statistiche).

In Germania muoiano ogni anno per suicidio dalle 10’000 alle 15’000 persone, ossia 30-40 persone al giorno, una ogni ora.

Il numero dei suicidi supera allora chiaramente il numero annuale dei morti per incidenti stradali.

Quasi tutti i pazienti con depressioni gravi hanno per lo meno pensieri suicidi.

La metà circa dei pazienti con disturbi depressivi commette nella propria vita un tentativo di suicidio

Viceversa, la maggioranza delle persone che commettono suicidio è affetta da malattia depressiva.

La “libera morte” (“Freitod”), ossia la decisione di togliersi la vita presa in condizioni sane, non avviene praticamente mai.

Se la depressione è riconosciuta e curata, scompare anche il desiderio di morte spesso prepotente.

Anche quando non vi sia alcuna tendenza al suicidio, la depressione non curata può ad esempio, negli anziani, a causa di una tendenza al ripiegamento (Rückzug), portare al letto e condurre molto rapidamente, per inappetenza o scarsa assunzione di liquidi, a condizioni pericolose per la vita.

È anche ampiamente dimostrato che il decorso di molte altre malattie, come il diabete gli esiti di un infarto cardiaco, è influenzato in modo estremamente negativo da una concomitante depressione non curata.

Quali altri danni fa la depression?

La depressione rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di malattia vascolari come le cardiopatie e l’ictus.

Le spetta quindi probabilmente la stessa importanza attribuita ai classici fattori di rischio come fumo, sovrappeso e mancanza di moto, ai quali attualmente viene attribuita un’attenzione molto maggiore.

Allo stesso tempo, la malattia depressiva favorisce l’insorgenza di oteoporosi e diabete senile (diabete mellito di tipo II)

La depressione è considerata oggi quindi una malattia “sistemica”, potendo interessare oltre al cervello molti altri sistemi di organi.

Come nasce la depressione

  • Depressione come malattia conseguente a stress
  • Alterazioni drammatiche della regolazione ormonale dello stress

Lo stress è ovunque e fa parte della vita normale. Ogni confronto con sollecitazioni esterne o interne scatena reazione allo stress.

Il cervello e il corpo reagiscono ad ogni spinta al cambiamento con lo stress.

Lo stress quotidiano assume quindi molti aspetti e può trovarsi ad esempio nelle sempre crescenti richieste di prestazioni al lavoro e nel tempo libero.

Anche i conflitti relazionali, la crescente valanga di informazioni e il ritmo sempre più rapido della vita quotidiana possono portare stress.

Reagendo allo stress, il corpo mobilita energia. Questo permette l’adattamento a condizioni ambientali e richieste esterne sempre mutevoli.

Finché è di breve durata, un episodio stressante può essere percepito come assolutamente proficuo e stimolante.

La reazione allo stress si conclude di regolare rapidamente.

Nello stress cronico, invece, la reazione allo stress non si placa più.

Si produce nel cervello un’aumentata concentrazione di ormone dello stress, favorendo così lo sviluppo di una depressione.

Da qui anche l’appellativo di depressione da stress.

Questa predisposizione può esse sia accertata geneticamente, sia avere origine ad esempio nelle esperienze della prima infanzia, come abusi o trascuratezza.

  • Normalmente non è lo stress in sé, ma la sua valutazione ed elaborazione individuale negativa a favorire la malattia.

La depressione viene intesa oggi come condizione di stress cronico, con conseguente esaurimento e sensazione di constante sovraffaticamento (Überforderung).

Si cerca spesso di superare lo stress quotidiano combattendolo o rassegnandosi ad esso. Nessuna delle due varianti è una buona soluzione, perché lo stress continua ad esserci e danneggia ulteriormente a lungo andare la salute.

Lo stress conico è non raramente accompagnato da una sensazione sempre crescente di perdita di controllo della situazione.

In determinate regioni cerebrali (il cosiddetto sistema limbico, che si occupa della regolazione dei nostri sentimenti) si produce così un’iperattività dell’amigdola, importante per la regolazione delle emozioni.

Sul piano ormonale, si produce così in più l’attivazione patogena e prolungata del sistema ormonale dello stress (sistema ipotalamo-ipofisi-corteccia surrenale = sistema HPA).

Il cervello perde il controllo del sistema ormonale dello stress (Stresshormonsystem)

Oltre a questo sistema HPA è interessante anche un altro sistema dello stress: i pazienti depressivi infatti, oltre a valori aumentati di cortisolo, un’alterata regolazione del sistema neurovegetativo, con un aumento dell’attività del sistema simpatico, che porta ad una maggiore secrezione di adrenalina.

La sovrattivazione prolungata dei sistemi ormonali dello stress può portare infine a ulteriori alterazioni del metabolismo, che possono sfociare nelle summenzionate malattie:

  • Infarto cardiaco,
  • Ictus,
  • Osteoporosi,
  • Insulino-resistenza e diabete

Sappiamo oggi che tutte le malattie psichiche hanno effetti sul corpo e viceversa le malattie fisiche influiscono fortemente sulla psiche.

Ogni malattia psichica è quindi “psicosomatica”, cioè sia il lato fisico che quello psichico vi giocano un ruolo, e richiede un trattamento completo e globale.

Nel caso di depressione, questo diventa particolarmente evidente.

La depressione ha raramente un’unica causa.

A condurre alla malattia è per lo più un’interazione di diversi fattori che agiscono sul piano di una predisposizione congenita.

Non è ancora completamente chiaro il perché. Una cosa è certa: nella depressione la comunicazione tra i neuroni del cervello è disturbata. Nell’organo del pensiero 100 miliardi circa di neuroni collaborano tra loro in reti complesse. Ciascuno di loro comunica attraverso i propri punti di contatto, le sinapsi, con fino a 10’000 altri neuroni.

Tutti i nostri pensieri e sentimenti si basano sull’attività dei neuroni.

L’aumentata attività del sistema ormonale dello stress porta al deragliamento (Entgleisung) del metabolismo neuronale. Nella fessura sinaptica sono presenti troppo pochi neurotrasmettitori, la trasmissione delle informazioni tra i neuroni è disturbata.

Cervello e le circostanze

Il nostro cervello può creare nuovi neuroni funzionanti fino in età avanzata. Questa neoformazione neuronale (neurogenesi) svolge probabilmente un ruolo importante nell’origine di alcune malattie psichiche, soprattutto quando non funzione più.

Lo stress cronico contribuisce sostanzialmente alla riduzione o interruzione della neoformazione neuronale in regioni cerebrali importanti.

Queste regioni cerebrali sono soprattutto responsabili della regolazione dei nostri sentimenti e si chiama il sistema limbico.

Una regione molto importante del sistema limbico è l’ippocampo, che si atrofizza nei depressi cronici.

L’ippocampo svolge un ruolo importante nelle funzioni della memoria, e questo spiega il fatto che in una depression cronica curata in modo inadeguato aumenti il rischio di sviluppare in seguito la demenza di Alzheimer. Se la depressione è curata, l’ippocampo può tornare alle sue dimensioni e funzione originarie.

La neoformazione neuronale può essere nuovamente indotta in vari modi fino in età avanzata con le seguenti terapie:

  • Sport di resistenza moderati (come jogging, nuoto, bicicletta, nordic walking)
  • Attività mentali (come la psicoterapia, l’apprendimento di cose nuove, musica)
  • Riduzione dello stress (come le tecniche di superamento dello stress, il biofeedback)
  • Antidepressivi (anche attraverso la stimolazione diretta dei neuroni)

La parte genetica?

La depressione stessa non è ereditata, ma il rischio aumentato consiste probabilmente in un’aumentata predisposizione a reagire allo stress prolungato con il deragliamento del sistema ormonale dello stress e del metabolismo neuronale.

Il rischio aumenta con il grado di parentela, fratelli e sorelle e figli (parenti di primo grado) si ammalano con una probabilità del 10-20%.

La cosa importante è che le persone così predisposte si ammalano solo quando il sistema è sovraccarico. Tale probabilità aumenta quando più sfavorevoli sono le condizioni ambientali come infanzia, struttura familiare, educazione, situazione professionale, avvenimenti gravi o uno stile di vita malsano.

Il rischio non deve essere necessariamente scritto nel materiale genetico stesso, nel DNA. Anche la cosiddetta epigenetica, un livello di regolazione superiore ai geni veri e propri, svolge un ruolo importante.

La conoscenza sul rischio individuale può aiutare prevenire la malattia. La prevenzione deve ad esempio consistere nell’instaurare un migliore rapporto con lo stress, nell’inserimento tempestivo di pause o nel ricorso precoce all’aiuto terapeutico in situazioni difficili.

Come si cura la depressione?

Se correttamente trattata, la depressione è oggigiorno curabile.

Terapie efficaci e ben tollerate non vengono tuttavia spesso impiegate, perché la depressione è sovente inosservata e sottovalutata nella sua gravità.

I pazienti depressi percepiscono la propria malattia erroneamente come un fallimento personale e si vergognano di andare dal medico. Molti malati sono inoltre troppo disperati e deboli per farsi aiutare.

La maggior parte dei pazienti depressi sono in cura dal proprio medico di famiglia. Qui è spesso difficile diagnosticare una depressione, perché essi mettono in risalto i disturbi fisici e la depressione sottostante non viene così riconosciuta in più della metà dei casi.

Solo meno della metà dei pazienti depressivi riceve un trattamento antidepressivo coerente, sia perché non è stato prescritto alcun trattamento efficace, sia perché i pazienti non rispettano la terapia.

Spesso la cura non è osservata abbastanza a lungo. Con una media di tre a quattro mesi al massimo, la durata è evidentemente inferiore a quella raccomandata in tutte le linee guida internazionali, che è di almeno sei a nove mesi.

Nei pazienti di tutte le fasce die età con sintomi residui il rischio di ricaduta è dell’80%.

La terapia antidepressiva va seguita quindi in linea di principio fino alla completa remissione dei sintomi. Solo se non si accerta alcun sintomo per più di sei mesi, si può parlare di guarigione.

Le fasi del trattamento efficace della depressione

Trattamento della fase acuta:

  • Migliora i disturbi e li reduce.
  • Durate: settimane

Trattamento di mantenimento:

  • Impedisce le ricadute grazie a un’ulteriore stabilizzazione della fase asintomatica della malattia.
  • Solo quando l’assenza di sintomi continua per sei mesi si può parlare di guarigione completa.
  • Durate: da quattro a nove mesi.

Prevenzione delle recidive:

  • Impedisce la nuova malattia dopo la guarigione completa e previene lo sviluppo di nuovi episodi della malattia.
  • Durate: da uno a più anni.

Piano di trattamento

Il trattamento della depressione richiede un piano globale e al lungo tempo.

A seconda delle esigenze del singolo paziente, vengano scelti o combinati individualmente diversi approcci psicoterapeutici, come la terapia comportamentale cognitiva, la terapia psicodinamica e la terapia colloquiale (Gesprächstherapie).

In aggiunta alla terapia medicamentosa, vengono impiegate terapie individuali e di gruppo e in più, a seconda della sintomatologia, tecniche corporee o di terapia creativa, tecniche di rilassamento e tecniche di superamento dello stress.

Queste tecniche possono essere come biofeedback, rilassamento muscolare progressivo secondo Jacobson, Yoga, Qigong, Tai-Chi in varia composizione.

Che cos’è la psicoterapia

In nostri sentimenti, pensieri e azioni si influenzano continuamente tra loro con effetti sulle funzioni del nostro organismo.

L’umore depresso, ad esempio, rafforzato ancora più dai pensieri negativi.

Il ripiegamento sociale, spesso naturale conseguenza del cattivo stato di salute, rafforza a sua volta pensieri e sentimenti sgradevoli.

Questo produce nuovo stress, che rafforza ancora più il circolo vizioso in cu le persone depresse sono davvero prigioniere.

Il trattamento psicoterapeutico offre appigli per spezzare questo circolo vizioso.

Spesso è importante iniziare, con il sostegno terapeutico, nuove attività che possano migliorare l’umore.

Nella depressione non si riesce più a far questo da soli.

È altrettanto importante riconoscere come, nella depressione, determinare situazioni scatenino quasi automaticamente determinati sentimenti e pensieri negativi, il pensiero depressivo tipico è unilaterale e distorto negativamente.

La depressione costringe a vedere tutto attraverso occhiali neri.

La psicoterapia aiuta a togliersi lentamente questi occhiali.

Terapia comportamentale

La terapia comportamentale parte dal presupposto che il modo in cui pensiamo determina il modo in cui ci sentiamo e comportiamo e il modo in cui reagiamo fisicamente.

Per comportamento si intende qui non solo l’attività della persona visibile all’esterno, ma anche i processi interni come sentimenti, pensieri e processi fisici.

In questa terapia vengono affrontati concretamente e verificati comportamenti, modelli di pensiero e atteggiamenti problematici.

Attraverso la terapia il paziente dovrebbe essere messo in condizione di modificare i propri modelli comportamentali, che ostacolano il proprio benessere e mantengono la depressione.

Scopo della terapia comportamentale è, tra l’altro, l’acquisizione di capacità che permettano di creare con maggiore successo e in maniera più soddisfacente relazioni sociali e il rapporto con i propri sentimenti.

Un altro scopo può esser favorire l’elaborazione di esperienza passate stressanti, crisi attuali e difficili situazioni della vita.

L’apprendimento della capacità di crearsi una vita sostanzialmente più positiva e soddisfacente, ad esempio attraverso una “riscoperta” dei sensi o attraverso l’attenzione (Aufmerksamkeit).

Psicoterapia interpersonale (IPT)

La psicoterapia interpersonale è improntata specialmente al trattamento delle depressioni. Essa parte dal presupposto che le relazioni interpersonali possono contribuire sostanzialmente alla nascita di una depressione, e concentra il proprio lavoro terapeutico sulle relazioni qui ed ora.

Viceversa, anche la malattia depressione può portare a problemi interpersonali.

Obiettivi della psicoterapia interpersonale sono l’alleviamento della sintomatologia depressiva e il miglioramento delle relazioni interpersonali private e/o nell’ambiente di lavoro.

Si lavora ad esempio al miglioramento del comportamento comunicativo, allo sviluppo di nuove strategie di risoluzione dei problemi o al rapporto con le situazioni di stress interpersonali.

La psicoterapia interpersonale agisce inoltre preventivamente contro le ricadute.

Attenzione

L’attenzione (ingl. mindfulness, tedesco: Achtsamkeit) è il contrario del multi-tasking patogeno, ossia sentire con chiarezza es senza giudizio ciò che avviene nell’istante attuale.

Le sensazioni fisiche, i pensieri, i sentimenti, che siano gradevoli, sgradevoli o neutri, vanno solo osservati e accettati coì come sono.

Molti pazienti depressi hanno inoltre perduto la sensazione del proprio corpo, e non riescono più ad es. a capire se sono tesi o rilassati.

Si può lavorare su questo, e anche la capacità di rilassarsi rapidamente può essere reimparata.

Altre forme di psicoterapia

Ci sono altre forme di psicoterapia come per esempio “Schema Therapy”, “Cognitive Behavioral Analysis System of Psychotherapy (CBASP)”,  e altri elementi di psicoterapia, che non vorrei andare in profondità.

Nella terapia sistemica (familiare) l’attenzione è rivolta soprattutto al gruppo (=sistema) in cui ognuno vive.

Questo sistema può essere una coppia di coniugi, una famiglia, la cerchia di amici o il gruppo di lavoro.

Si parte dal presupposto che il malato sia soltanto un “portatore di sintomi” e le cause dei suoi problemi vadano cercate e analizzate nell’intero sistema.

Come nella psicoterapia interpersonale gli aspetti interpersonali e sociali sono al centro.

Una terapia sistemica pu`0 svolgersi come terapia di gruppo, ad esempio con l’intera famiglia.

Brevi regole fondamentali per il trattamento della depression

  • La terapia di depressione richiede tempo, bisogna esse pazienti con sé stesso.
  • Ponere obiettivi piccoli e gestibili, passi chiari e piccoli
  • Tenere un diario dell’umore e parlare su questo con il terapista
  • Pianificare ogni giornata la sera prima il più esattamente possibile (ad esempio con un orario). Pianificare anche le attività piacevoli.
  • Quando sono necessari medicamenti, è importante che questi vengano assunti esattamente secondo la prescrizione medica.
  • Anche quando si sente meglio, non interrompere i medicamenti. La sospensione va pianificata attentamente.
  • È importante comunicare al medico tute le alterazioni del vostro stato di salute. Affrontare apertamente e con fiducia preoccupazioni, ansie e dubbi che potreste avere nell’ambito della terapia.
  • Dormire bene è molto importante. Al risveglio alzare subito dal letto. Nella depressione rimanere a lungo svegli non è bene. Elaborare insieme al vostro terapeuta una igiene di sonno.
  • Essere fisicamente attivi. Il movimento è antidepressivo e favorisce la neoformazione neuronale.

Tecniche di superamento dello stress

(complementari alla psicoterapia e alla terapia medicamentosa)

  • Tecniche attive di superamento dello stress, gestione dello stress
  • Training autogeno
  • Rilassamento muscolare progressivo (secondo Jacobson)
  • Biofeedback
  • Tai-Chi
  • Qigong
  • Terapia craniosacrale
  • Massaggio
  • Riflessologia plantare
  • Idroterapia (ad es. la terapia Kneipp)
  • Aromaterapia
  • Agopuntura